È considerato uno dei borghi più belli d’Italia: Specchia si stende alle falde della Serra Magnone, completamente ricoperta di secolari ulivi, tra l’Adriatico e lo Ionio e presenta al visitatore un invidiabile patrimonio storico e artistico.
Cenni storici
Prende il nome dalle “specchie”, cioè da quelle montagnole coniche edificate dagli antichi Messapi con pietre per finalità difensive o comunque di avvistamento del nemico. In alcuni documenti si parla del paese come di “Specla presbiterorum”, per la sua appartenenza alla classe sacerdotale, in altri documenti ancora, risalenti al Medioevo, la si chiama “Specla de amygdalis” per la quantità di mandorli nei paraggi del paese.
Specchia nel corso della sua storia fu feudo di note famiglie nobiliari, dagli Orsini del Balzo ai Ligorio fino ai Ripa che diedero più di tutti un tangibile contributo alla città.
La centrale “Piazza del Popolo”
Il vanto di Specchia è certamente il centro storico di impronta medioevale, ricco di edifici storici risalenti ai secoli XVI e XVII e delle vestigia delle mura che in passato cingevano la città e sulle quali, in un punto, è visibile l’antico emblema del borgo, cioè un mandorlo che sorge tra le pietre.
Il fulcro del centro storico è certamente l’ariosa “Piazza del Popolo” sulla quale si affacciano il cinquecentesco “Palazzo Risolo“, una sorta di fortezza con due torrioni e un decoratissimo portale impreziosito nella parte superiore dall’araldo dell’omonima famiglia circondato da due statue, e la “Chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria” edificata nel XV secolo nella stessa pietra leccese che caratterizza il bellissimo altare dell’Annunziata in stile barocco all’interno.
Tra i palazzi nobiliari più belli di Specchia, spiccano certamente l’elegante “Palazzo Ripa” del XVII secolo, dal bianco porticato sormontato da una sorta di loggia, i palazzi “Orlando Pedone” e
“Orlando Pisanelli” fino ad arrivare al cinquecentesco “Palazzo Teotini“.
Le chiese più belle di Specchia
Tra le chiese più belle di Specchia, meritano una menzione la “Chiesa di Sant’Eufemia“, edificio piccolissimo e antico dalla bellezza essenziale con la nuda facciata in pietra con il solo portone sormontato da una bifora, e la “Chiesa dei Francescani Neri” con l’adiacente convento, entrambi risalenti al ‘500.: all’interno della chiesa, ricca di rimandi architettonici gotici, si trova una meravigliosa cappella dedicata a Santa Caterina, totalmente affrescata con le scene che ripercorrono la vita della santa e il martirio da questa vissuto.
La cripta invece è stata scavata nella viva roccia: è un ambiente remoto e assai suggestivo, retto da ben 36 colonne e anch’esso ricco di affreschi bizantini che raffigurano San Damiano, San Cosimo e Sant’Agata.
Di impronta bizantina sono poi la “Cappella di San Nicola di Mira“, risalente all’XI secolo, che custodisce un mirabile affresco raffigurante la Vergine in trono col Bambino, e la “Chiesa della Madonna del Passo” all’interno della quale un altro dipinto della Madonna col Bambino arricchisce l’altare centrale con baldacchino.
I frantoi ipogei
È proprio nella cittadina che si trova la cosiddetta “Via dei frantoi ipogei” Perrone, Scupola, Francescani Neri e Cicca. Il territorio su cui sorge specchia infatti è ricco di memorie della vita contadina che tra il XV ed il XIX secolo animava tutto il territorio salentino.
Si tratta dunque di ambienti scavati sottoterra nel tufo e servivano per la lavorazione delle olive e la conseguente produzione di olio d’oliva, che in passato, ma del resto anche oggi, rappresenta uno dei prodotti principe della cucina salentina: non solo era economicamente più facile costruirli, ma presentavano condizioni climatiche perfette per questo genere di attività.