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I pinguini, si sa, vivono principalmente in Antartide. Però, di recente è stata fatta una scoperta che ha spiazzato parecchie persone: il pinguino era, in origine, presente in quasi ogni parte del mondo e il suo attuale parente antartico è, in realtà, un suo discendente.

Secondo questi recentissimi studi, infatti, in antichità i pinguini abitavano addirittura il Salento, come ha confermato persino il prestigioso National Geographic, nel numero di maggio dedicato alla varietà di uccelli preistorici.

La sensazionale notizia si deve a due giornaliste, Lisa Signorile e Anna Rita Longo che hanno ripercorso la storia dell’“Alca impenne” (Pinguinus impennis), parente delle urie e delle gazze marine e antenato del pinguino che attualmente popola il circolo polare antartico.

Il Pinguinus impennis era un uccello piuttosto grande, di circa un metro di altezza, provetto nuotatore e pescatore subacqueo, ma del tutto inabile al volo. Appartenente alla famiglia degli Alcidi, questa specie è scomparsa attorno alla metà del XIX secolo.

L’alca impenne nel territorio salentino

Fossili di questi uccelli sono stati ritrovati nella Grotta Romanelli, splendida insenatura lungo la costa di Castro, in seguito a spedizioni archeologiche compiute per attestare la presenza dell’Homo Neanderthalensis e dell’Homo Sapiens in queste aree.

Stando a queste scoperte, si è potuto constatare che il Pinguinus impennis abitava questa zona già nel Paleolitico superiore, quando anche le coste salentine caratterizzate da temperature piuttosto fredde, per via della Glaciazione di Würm, che aveva portato venti gelidi e clima arido nel Sud Italia. Proprio queste particolari condizioni climatiche avrebbero permesso a questo animale di trovare sulle coste pugliesi un habitat congeniale al proprio stile di vita.

Successivamente, presumibilmente sul finire della glaciazione, le alche impenni migrarono verso le terre più fredde del nord. I resti del Pinguino del Salento sono oggi conservati nel Museo Civico di Maglie, cittadina nel cuore della provincia di Lecce, dove possono essere ammirati calchi di due ossi (omero e ulna).

L’estinzione di questo uccello è piuttosto recente, attestata senza ombra di dubbio nel 1844, quando sulle coste islandesi fu uccisa l’ultima coppia. Nonostante fossero molto numerose, le Alche impenni si ridussero a pochi individui, a causa della caccia spietata di cui furono a lungo oggetto, per via del loro piumaggio, della carne, del grasso impiegato per vari usi e per le loro uova.

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